Si sente sempre più spesso parlare di social bookmarking, ma di cosa si tratta? A mio avviso lo definirei come un fenomeno del Web 2.0, sebbene ritengo che il web 2.0 non è altro che la naturale evoluzione che internet ha subito nel corso degli anni.
Un fenomeno che sempre più spesso sta coinvolgendo gli utenti e i big del settore, non per ultimo Google che giusto due giorni fa ha lanciato il suo nuovo servizio di “tagging” chiamato Google Shared Stuff.
In pratica il social bookmarking altro non è un modo per “condividere” i propri collegamenti con tutto il pianeta Internet e i suoi utilizzatori. Tramite sistemi più o meno intuitivi, dopo una semplice registrazione, si è in grado grazie a delle toolbar appositamente disegnate o a delle form on line di inserire i propri collegamenti in un repository, classificandoli con dei tag, cioè delle semplici parole che soggettivamente identificano il collegamento stesso.
Il vantaggio dov’è? Al di là dell’omnipresenza dello strumento (basta una postazione internet e le proprie credenziali per riguardare i propri collegamenti preferiti), il vantaggio vero sta nel fatto di non dover più creare miriadi di sottocartelle nell’elenco dei preferiti del proprio browser, ricordandosi di volta in volta dove si era messo questo o quel link, e a seguire l’immediatezza della ricerca, offerta intrinsecamente dal repository che interrogato grazie ad una query restituisce i risultati pertinenti in base al tag. Risultati che possono esssere solo quelli dei propri boomark o anche quelli di altri utenti.
Non è tutto oro quello che luccica. Il sistema è tanto nuovo quanto imperfetto (ancora). In particolare il più grande problema di cui il social bookmarking soffre è un sistema molto rudimentale di classificazione. Essendo i tag inseriti manualmente, si può spesso incappare in errori di ortografia, impedendo di fatto una ricerca corretta, piuttosto che l’attribuzione a risultati pertinenti solo in parte (se il link può appartenente a più categorie), piuttosto che a schemi di classificazione un pò troppo personalizzati.
Questo senza contare che questo fenomeno è stato - come sempre - vittima dei seo spammer che intravista la “debolezza” del sistema, hanno utilizzato i primi siti di social bookmarking per iniziare a creare isole di collegamenti dei loro siti “mondezza”. Fenomeno che è stato ben presto “corretto” con degli interventi mirati, ma che non hanno però risparmiato gli utenti.
Quali sono i siti di social bookmarking più famosi? Uno tra i più famosi siti di social bookmarking è sicuramente del.icio.us, a seguire digg e moltissimi altri. Del resto una piattaforma di social bookmarking non è nulla di così complicato da realizzare, ed è forse per questo che nascono siti web di questo tipo ogni giorno. Anzi molte piattaforme si stanno anche evolvendo in tal senso, permettendo di fare social article & bookmarking. Quale sistema utilizzare dipende molto dalla credibilità del sito e di chi lo amministra proprio in virtù dei fenomeni discreditanti quali lo spam di cui parlavo prima.
Quando conviene utilizzare questi sistemi? A mio avviso non vi è un momento storico preciso. Molto è determinato dall’utente e dalla sua reale necessità. Si può essere sia utenti passivi che utenti attivi. In entrambe i casi inutile negare la praticità del sistema dal quale secondo me molto dovrebbe essere ripreso per migliorare le funzionalità di ricerca dei nostri sistemi operativi.