Su Internet non si va mai abbstanza di corsa. Le ultime tecnologie, quelle che ci hanno abituato ad una **ricezione delle informazioni in maniera più istantanea, **in un certo senso sono anche colpevoli di quella attenzione sempre più superficiale che gli utenti dedicano durante la ricerca. Una prima occhiata fugace, generalmente solo alla prima pagina, e via. Si pensa di aver trovato tutto quando in realtà chissà quanti altri risultati - magari decisamente più validi, ma non ottimizzati - si celano dalla seconda pagina in poi.
Personalmente ritengo doverosa una ricerca almeno nelle prime 3 - 5 pagine, specie se si sta cercando di un argomento trattato su più fronti e da diversi autori, ma che volete siamo persone e (per fortuna) non siamo tutti uguali.
Ecco allora che un URL comprensibile sicuramente aiuta in questo processo di selezione iniziale. Riuscire a catturare l’attenzione dell’utente per conventirlo in cliente.
Ne parla oggi il blog di Google Italia con il suo Best practice per la formattazione degli URL, ne ha parlato qualche giorno fa anche Simone Luciani con URL strategiche per un impatto SEO al massimo.
Ma non stiamo certo parlando di novità. Quella dell’URL rewriting è una cosa abbastanza datata. Sono già almeno 3 anni abbondanti che si mette in pratica questa tecnica, e ancor prima di questo ci si era già abbondantemente accorti che si riscuotevano maggiori conversioni con URL più significative. Del resto l’URL (Uniform Resource Locators) è da sempre stato una componente delle SERP restituite dai motori di ricerca, solo che inzialmente veniva spesso trascurato in favore di una più accorta analisi del tag Title.
Oggi le cose sono cambiate, gli utenti sono più frettolosi - vero - ma anche un pizzico più attenti, e questo per fortuna serve solo ad una migliore visione dello strumento Internet.