Quando si configura una campagna PPC, spesso non si presta molta attenzione al tab Negativo di AdWords Editor se lo usate o al fatto che si possono comunque inserire delle parole chiave negative per meglio raffinare i contesti di ricerca in cui appariranno gli annunci sponsorizzati.
L’irrilevanza, infatti, nella PPC è oggetto di forti penalizzazioni in tutti i sensi. Dal lato utente, perchè al clic l’utente può essere reinidirazzato su di un sito con una offerta poco pertinente a ciò che veramente egli stava cercando, dal lato cliente perchè per ogni clic (a meno che non si sia scelto un modello di pubblicazione CPA) corrispende un esborso - seppur minimo - di denaro.
Il tutto senza dimenticare i fattori a cascata, un click sbagliato si traduce in un bounce immediato ed in una conversione sprecata che volente o nolente inficierà anche sulle analisi delle metriche che (teoricamente) si conducono per capire cosa succede con una data campagna PPC.
Aggiungere delle parole chiave negative è estremamente semplice. Si tratta solo di aggiungere un segno - (meno) davanti alle parole chiave che si intendono escludere durante la fase di ricerca attraverso le quali poi Google stabilisce se mostrare o meno determinati annunci.
Le parole chiave negative possono essere inserite tanto a livello di campagna che a livello di gruppo di annunci.
La differenza è che nel primo caso, qualsiasi gruppo di annunci erediterà le condizioni negative.
Detto questo, un esempio pratico. Settore turistico, parola chiave “vacanza in abruzzo”. Vacanze, che bello, ma dove? In albergo, agriturismo, campeggio, pensione o in riva alla spiaggia? E’ chiaro che se io sono una struttura alberghiera e il potenziale visitatore sta cercando una vacanza immersa alla natura, in un agriturismo, se clicca sul mio annuncio per arrivare in un hotel, uscirà così velocemente come quando è entrato, con tutti i risultati di cui sopra parlavo.
Per evitare che ciò accada, semplicemente si potranno inserire dentro la lista delle parola chiave negative della mia campagna tutte le keyword come “agriturismo”, “campeggio” e via dicendo, così che se una di queste parole verrà abbinata al set generale “vacanza in abruzzo” come ad esempio “vacanza in abruzzo agriturismo”, potremo star certi che il nostro annuncio non verrà mostrato.
Analogo discorso avviene - ad esempio - con gli impianti di allarme. Quante ditte si specializzano o sono concessionario di un determinato marchio? Si può pensare in questo caso di mettere come parole negative i marchi dei concorrenti, ma questo ha senso solo se il marchio rappresentato è talmente tanto forte o comunque se la ricerca è generica (come spesso avviene) e non viene ricercato anche il nome del Brand, perchè in caso contrario i nostri annunci verrebbero automaticamente esclusi.
L’uso delle parole chiave negative si rivela molto utile anche in condizioni di parole malformate
Il principio di ragionamento è sempre lo stesso e questo approccio si rileva utile quando si stanno reclamizzando magari dei nomi di persona o dei brand che possono essere più o meno simili ad altri.
Non necessariamente tutte le campagne necessitano di questo genere di impostazione, ma mentre siete li davanti al vostro monitor a pensare che parole chiave usare e quali non usare, aiutarsi con degli strumenti di ricerca di parole chiave, o con lo stesso strumento per parole chiave offerto da adWord, può sicuramente rilevarsi utile; il portafoglio del vostro cliente risulterà alleggerito da costi inutili e non potrete che essere ringraziati (o ritrovarvi con del budget in più per qualche micro campagna aggiuntiva).