La pubblicità con Facebook rientra tra i sistemi che il digital marketing ci offre, in particolare nella parte dedicata al social network advertising, un fenomeno quest’ultimo in crescita costante.
Nel momento in cui si deve decidere come dividere il proprio budget tra i vari canali di advertising, si dovrebbero seguire tre semplici regole. Nello specifico:
- Possibilità di segmentare la propria utenza,
- Monitorare i propri investimenti,
- Misurare le performance (KPI)
Con queste regole a mente, la scelta si dovrebbe rivelare estremamente semplice; tuttavia c’è anche da dire che noi italiani, come al solito, siamo l’ultima ruota del carro, e quindi gli strumenti che abbiamo a disposizione sono estremamente limitati se conparati ad un contesto britannico piuttosto che americano.
Fortunatamente Facebook non ci è stato precluso
Trovo il canale di advertising di Facebook estremamente semplice e funzionale, in particolar modo per la capacità di segmentazione dovuta al fatto che lo stesso social network si basa su milioni di dati utente. Questo senza contare che Facebook è il social network più visitato in assoluto (circa 54 milioni di utenti / mese in tutto il mondo) con una media di tempo speso sulle sue pagine di circa 23 minuti pro capite, la maggior parte dei quali generati da un pubblico tra i 18 e i 45 anni. E’ una occasione quindi che non si dovrebbe sottovalutare.
Come impostare una campagna pubblicitaria con Facebook
Nel profilo di ciascun iscritto, sulla parte destra (chissà perchè questa scelta mi ricorda tanto qualcosa), c’è un bel link con su scritto Pubblicità. Cliccandoci sopra, verrete rediretti nello spazio advertising di Facebook.
Vi lascio con il link delle lineww guida sull’advertising con Facebook e auguro buona pubblicità a tutti.
Quel bel tastone verde è il punto di inizio, che conduce poi nella maschera di inserimento degli annunci. Il tutto si riassume in una sola pagina, a differenza di Google AdWords o di Yahoo! Search Marketing, con un secondo step intermedio che viene mostrato la prima volta solo per raccogliere i dati della carta di credito sulla quale poi vi verranno addebitate le varie inserzioni.
Facebook advertising può lavorare indistintamente con il modello CPM che CPC. Personalmente, considerato il livello di segmentazione che offrono (è possibile scegliere la lingua, il sesso, l’orientamento sessuale e la fascia di età) per questo genere di canale preferisco il modello CPM, proprio perchè una volta correttamente configurata la campagna, possiamo star certi che la fascia di utenza di nostro interesse (con tanto di stima sul numero di potenziali visitatori) sarà quella che prenderà visione della nostra campagna.
A tal proposito però ho trovato estremamente riduttivo il non poter più modificare i parametri di questa segmentazione. Una volta che il vostro annuncio sarà stato approvato (e questo non avviene in tempo reale come per AdWords - possono passare anche fino ad 8 ore prima che la vostra pubblicità inizi a girare nel network) non si ha più la possibilità di apportare modifiche all’inserzione se non al budget. Decisamente una nota negativa.
Una volta impostati tutti i parametri dei tre riquadri, una maschera riassuntiva vi chiederà di accettare il vostro annuncio e mandarlo in approvazione.
Da questo momento in poi non resta che raccogliere i frutti.
Facebook advertising e il ROI
Se per ROI intendiamo solo soldi, allora no, Facebook nel mio caso non me ne ha portati. Certo dovrei raffrontarmi con il cliente con il quale ho fatto il test per capire se la visita si è trasformata in prenotazione, ma datosi che il cliente non chiede mai da dove è arrivato il visitatore posso solo fidarmi delle mie statistiche. Visite, ecco il vero ROI di Facebook; dopo una serie di test posso affermare che il Social Network Advertising di Facebook porta dei concreti risultati. Per capirci guardate questa screenshot qua sotto di un account di Google Analytics, dove ho preso in esame le visite in ingresso ad un sito di un mio cliente.
Le visite ricevute da Google PPC sono state si maggiori, ma al contempo meno interessate, come dimostrato i dati di consultazione delle pagine e il relativo bounce rate. Questo quindi a dimostrazione - ancora una volta - che è meglio anche una sola visita, a patto che sia quella giusta, piuttosto che 100 che magari non gliene importa nulla del messaggio che stiamo lanciando.
Non rimane quindi che iniziare a prendere sempre più in considerazione questo nuovo strumento di digital marketing, a patto che non ci interessi l’ultra sessantenne pensionato, che magari con i social network avrò poco che spartire.