Parte integrante dell’indicizzazione nei motori di ricerca è quella di monitorare i risultati raggiunti e contemporaneamente cercare di capire i processi di ricerca sviluppati dagli utenti e i loro interessi, ovvero cercare un profilo di conversione tra la query richiesta, la SERP restituita e il possibile click che li ha condotti sul sito web.
L’analisi di questi dati sarà la risultanza di uno scenario congruo che corrisponde non più a previsioni fatte dal Seor sulle possibilità che una data parola chiave potesse essere più o meno interessante, ma sulla reale parola chiave posizionata che ha attirato l’utente. E non sempre la parola chiave è quella per la quale si è lavorato.
Spesso nella SERP possono comparire le nostre pagine per query la cui parola chiave non era quella ottimizzata con maggior valenza, ma che nel contesto globale l’algoritmo di un dato motore di ricerca ha saputo estrapolare e restituire come pertinente.
Sta a questo punto all’abilità del Seor far propri questi dati e utilizzarli per meglio imporre la propria professionalità e fare in modo che anche per quelle combinazioni di parole più “nascoste” vi siano pari o migliori possibilità di restituire il sito web indicizzato.
In quest’ottica un valido strumento di analisi è sempre stato il “Top Search Queries” del Webmaster Tool di Google a cui recentemente sono state aggiunte alcune interessanti novità, prima fra tutte un’escalation dei dati a livello temporale che oggi consente una profondità di visione fino a 6 mesi con dati che ora sono “rinfrescati” con maggior frequenza rispetto a quanto succedeva in passato.
Altro fattore importante è la percentuale di richiesta della query, ovvero quante volte quella parola chiave è stata utilizzata per effettuare una ricerca.
Infine il fattore download. E’ stato introdotta la possibilità di scaricare un file in formato CSV con gli stessi dati mostrati a video per poter, ad esempio, generare con un foglio di calcolo complessi andamenti statistici piuttosto che calcoli previsionali.